Pagine

martedì 30 luglio 2013

Manco li cani

Ieri, nella consueta visita al cimitero io e mia sorella siamo state colte di sorpresa da una civetta che, guarda caso era entrata nella cappella dove sta mamma. Bella lei, appollaiata sulla scala con in bocca qualcosa, forse la preda per la quale era arrivata sin lì. Che ci faceva una civetta in giro di pomeriggio? Sarà impazzita per il caldo. Non c'è stato modo di farla uscire. Girava girava, non riusciva a prendere l'uscita. Considerata l'avversione di mia madre per gli animali in casa o comunque in luoghi secondo lei non adibiti agli animali, è stata una situazione alquanto divertente. Se ci fosse stata, avrebbe ingaggiato senza paura una lotta all'ultimo sangue con il rapace, verosimilmente uscendone vincitrice. Noi, invece, siamo state costrette ad andarcene e a sperare che quello sia stato un episodio isolato. Almeno abbiamo riso un sacco.



lunedì 29 luglio 2013

Considera l'intera G.

Raccomandazioni per chi verrà.
Considera l'intera G. Non prendere di me solo il pezzo che ti piace o ti serve e il resto lo diamo al gatto. Non sono carne da macello con tagli diversi a diversi prezzi. Sono gratis e per questo fruibile solo per intero.
Prendere tutto o lasciare tutto. Così, non omettermi pezzi di te. Ti prendo per intero o ti abbandono per intero.
Non fermarti all'acciaio comportamentale del quale mi rivesto, ma sprofonda nel burro della mia essenza. Sono anche fragile, bisognosa di conferme, ferita dalla vita. Considera i miei schiaffi (metaforici) come atti d'amore non convenzionali, al pari, o forse più, dei miei baci. Per questo assolvimi adesso, prima di conoscermi, prima che si compia lo scempio. Non adorarmi come un'entità distante, avvicinati e amami.
Non sono un albergo per distrarti dalla vita quotidiana. Non sono a tempo. Sono una casa alla quale tornare ogni giorno, con costanza e gioia e sollievo. 
Non dirmi per sempre o mai. Dimmi oggi ci sono, assumendoti la responsabilità di esserci veramente.
Sii positiv* e costruttiv*, non sempre ce la faccio con le mie sole forze. Aspettami se rimango indietro; sii felice nel fare piccoli progetti e prendere l'iniziativa.
Cerca nelle divergenze la nostra forza. Considerami altro da te (non credo nella fusione, né nella simbiosi), ma in libertà tienimi con te.

Ma resta qui con me
e inventiamo un mondo che ci faccia piangere di gioia (Benvegnù, Solo un sogno)

domenica 28 luglio 2013

Per la serie: Ufficio Promozione Turistica (al contrario)

Ieri sera sono stata a Monte Sant'Angelo, la punta più alta, credo, del Gargano. Ci si arriva percorrendo una strada tortuosa, che offre però una vista sul mare e sulla macchia mediterranea che ti leva ogni tipo di pensiero, stupenda. Lungo il cammino, trovi chiesette di campagna e masserie antiche che varrebbero una visita. Più su si riesce a vedere anche il Tavoleriere. Il centro storico è caratterizzato da case bianche scavate nella roccia ed edifici (soprattutto le chiese e il castello) di tufo, stradine ripide, gradini. Famoso per il pane (secodo me, il più buono in assoluto) e per il santuario di San Michele Arcangelo di origine longobarda, particolare perché ricavato da una grotta. Patrimonio dell'UNESCO, era una tappa importante del pellegrinaggio in Terra Santa.
Non ho fatto foto, non sono più abituata a farle, e comunque non renderebbero giustizia allo splendore di questo posto. Andarci al tramonto, poi, significa ricongiungersi con Dio.
Bisogna ricordarsi più spesso di quanto è bella la PaDaunia. Però voi altri continuate a preferire altre parti della Puglia, ché noi vogliamo rimanere selvaggi.

giovedì 25 luglio 2013

Nell'altro emisfero lo chiamano inverno (conversazione da Adriatico ad Atlantico)

- Mi ha pizzicato una medusa, chilecopp*!
- Buono, vuol dire che il mare è pulito.
-  Sarà! Però a largo non ci vado senza di te.
- Che cretina. Per l'appunto, ameba, allenati che quando vieni in Brasile questa estate ti voglio vedere tonica, ché andiamo a fare surf.
- Inverno! Ok, preparo l'assicurazione per la vita.
- Estate, ignorante!
- Lo so che lì sarà estate, ma preferisco dire inverno. Mi è più simpatico.
- La solita idiota!



*espressione dialettale intraducibile

domenica 21 luglio 2013

Senza saperne il motivo

Ho comprato uno smartphone. Non ne ho reale necessità, ma sono andata e l'ho comprato.
Mi manca mia madre e compro cose inutili. Come fa la gente a colmare i vuoti riempiendo le case di oggetti? Cioè, beati loro.

Ho fatto il controllo dall'ottico per vedere se la vista era peggiorata e oltre a non esserlo, ho scoperto che addirittura all'occhio sinistro mi era stata data un'ipercorrezione di 0,25 gradi. Quindi, ho passato anni a vedere le cose più piccole di quanto sono nella realtà, facendo fare al cervello uno sforzo inutile. Grazie oculista che mi hai prescritto una lente sbagliata. E poi, con la giusta correzione ho una vista di 12 decimi. Praticamente, una donna bionica.

Su Facebook seguo questo genio Sebastien Millon, disegna personaggi tenerissimi con tratti essenziali, quasi infantili, ma fa fare loro cose a volte "violente", spesso nonsense, sempre esilaranti e sorprendenti. Tipo queste vignette:

giovedì 18 luglio 2013

Solaris Andrej Tarkovskij

Solo rivedendolo adesso e volendo capirlo un po' di più, ho scoperto che la prima versione distribuita in Italia fu privata di alcune parti importanti e riadattata arbitrariamente, con un copione redatto da Dacia Maraini e un doppiaggio quasi comico. Fu del tutto stravolto il significato del film. Il povero Tarkovskij se ne risentì molto, tanto da voler vedere cancellato il suo nome da quello scempio. 
Anche su Youtube si trova il film originale in lingua con sottotitoli, ma mi piacerebbe molto visionare la versione della vergogna. 




martedì 16 luglio 2013

Dell'amare una sirena

Mi piacerebbe un giorno portare a Napoli un* napoliscettic*, cioè un* che non conoscendo la città non trova allettante farlo, e farl* innamorare della città. Fino ad ora, ho avuto il 100% di successo, le persone che ho portato ne sono rimaste folgorate, ma tra di loro non ci sono mai stati scettici o spregiatori.
Napoli non ha la maestosità spocchiosa di Roma, o il fascino indiscusso e palese di Firenze (che altresì adoro), o la bellezza altezzosa di Venezia. Me le immagino come donne o ragazze che sanno di essere belle e usano la situazione a proprio vantaggio, fanno le preziose, poi vanno con tutti. Napoli è il contrario, si offre a tutti, si dà a tutti per intero, ma pochi la amano come merita. Impossibile non essere toccati dalla sua bellezza struggente e decadente, dal suo carattere che allo stesso tempo rafforza e annienta i luoghi comuni. A condizione di andarci col cuore e la mente liberi da pregiudizi. Non ci sono Pulcinella che suonano il mandolino agli angoli delle strade, ma è vero che ogni giorno si mette in scena una gigantesca piéce, su un enorme palcoscenico, con innumerevoli scenografie e migliaia di attori.
Comincerei dal cuore della città, il luogo che, in qualche modo, mi ha visto crescere: Via Duomo, San Biagio dei Librai e Via dei Tribunali, San Gregorio Armeno, Piazza San Domenico (e tutto quello che si incontra, ça va sans dire), Monastero di Santa Chiara, Piazza del Gesù, e poi salire fino a Montesanto. Prendere la funicolare e arrivare alla Certosa di San Martino/Castel Sant'Elmo (e si potrebbe già morire solo per aver visto il panorama), Parco di Villa Floridiana. Scendere e fare via Roma/Toledo, Piazza del Plebiscito, riprendere la funicolare e fare Mergellina, Posillipo, Parco Virgiliano (rimorire per la vista), ridiscendere e andare al Parco Vergiliano a Piedigrotta, dove c'è la tomba di Leopardi e quella (forse) di Virgilio, la Crypta Neaopolitana piena di mistero e fascino. 
E se non si fosse ancora innamorat*, allora la Cappella Sansevero che custodisce il Cristo Velato e le Macchine anatomiche, il Museo e il Parco di Capodimonte, Castel dell'Ovo (e la sua leggenda), Napoli sotterranea e (se esiste ancora) Napoli esoterica. Il Monte di Pietà e le cripte delle chiese del centro storico, quelle che nel periodo della Controriforma hanno visto liquefare il sangue di tantissimi santi, tanto che almeno una volta a settimana puoi assistere al miracolo
Stordirl* con la pizza di Sorbillo e le sfogliatelle da Scaturchio, il caffè sospeso, l'acqua minerale tassativamente prima del caffè (come in quasi tutti i bar del Sud Italia, il bicchiere d'acqua te lo danno senza che glielo chiedi) l'odore di mare nei vicoli quando c'è vento dalla costa, l'umanità ferita-truffaldina-malinconica-strafottente-generosa-solare-cupa-pittoresca-disperata-scomposta-dignitosa e tanto tanto altro che al solo pensiero ho le vertigini.

sabato 13 luglio 2013

La favola edificante dello gnomo che diventò una statua da giardino

C'era una volta lo Gnomo Eom che viveva in una grande foresta. Conduceva una vita tranquilla e abbastanza gioiosa. Il giorno andava a cercarsi da mangiare e a curare all'occorrenza qualche animale ferito, la sera si riuniva con gli altri gnomi e insieme facevano attività tipiche delle creature dei boschi: gozzovigliavare allegramente, danzare e cantare, fare dispetti agli umani. Insomma, lo gnomo poteva dirsi appagato. Tuttavia, a volte si lasciava prendere dalla maliconia o era irrequieto. In quei casi faceva lunghe passeggiate solitarie nel sottobosco, fino ad avventurarsi, quando ne aveva voglia, nel territorio delle fate, che avevano il potere di metterlo di buon umore, sempre.
Fu proprio in una di queste passeggiate dai-un-calcio-alla-tristezza che incontrò una nuova fata, di nome Lag. Era seduta su un fungo, tutta sola e concentrata a scrivere su un quaderno fatto di foglie di quercia e phalaenopsis.
"Cosa scrivi?", chiese Eom.
"Appunti sulla telempatia."
"Cos'è?"
"L'empatia telepatica o telepatia empatica".
"E sei brava?"
"Dovrei esercitarmi un po' di più. Ti va di aiutarmi?"
"Cosa devo fare?"
"Nulla. Vai a casa e aspetta un segnale."
Così fece Eom. Andò a casa, si preparò per la notte e nel letto attese il segnale, che non tardò ad arrivare. Nella sua testa sentiva chiara la voce di Lag che cercava di leggere i pensieri di Eom e sentire ciò che lui sentiva. La notte era diventata il momento per Eom e Lag di parlarsi in questo modo così particolare, ogni giorno erano più vicini.
Una volta la fata chiese allo gnomo di poter andare a trovarlo a casa perché voleva vedere la sua casetta incastonata tra le radici di un albero.
Lui disse categorico: "No".
"Perché?", chiese indispettita Lag.
"Perché l'ho costruita e arredata per farci entrare unicamente la compagna perfetta".
"Chi?"
"Quella che mi accompagnerà per tutta una vita"
"Potrei essere anch'io!", fece Lag, ingenua, "Noi siamo amici e stiamo bene insieme".
"No, tu no. Per quanto stiamo bene, siamo troppo diversi. Insomma, io sono uno gnomo, legato alla terra. Tu una fata, ti libri nell'aria. Ci sono più divergenze che punti d'incontro, andiamo in direzioni diverse".
La fata, pur con qualche perplessità, accettò il verdetto così perentorio prendendolo come uno stimolo a invertire la rotta e una sfida per fargli cambiare idea. Da quel momento in poi, Lag, nei tentativi di migliorare agli occhi di Eom, imparò tante cose: trasformare una lacrima in fiore, il vuoto in pieno e il pieno in vuoto, il fiele in miele, brutte parole in haiku meravigliosi, l'ombra in lucciole; donare minuti, sorrisi, gambe e braccia a chi ne aveva bisogno; parlare con la luce e sentire le sue risposte; e tante altre cose ancora.
Eom apprezzava le capacità di Lag, se ne rallegrava, ma rimaneva persuaso dell'impossibilità di far entrare Lag in casa sua, nemmeno nel suo giardino, luogo in cui portava quelle che gli sembravano essere potenziali compagne perfette. Nessuna si rivelò giusta agli occhi di Eom e nessuna varcò la soglia della casa.
In tutti gli anni passati in compagnia della fata, lo gnomo aveva sempre pensato, non senza un certo dispiacere, che sarebbe stato lui a dover lasciare Lag, che un giorno avrebbe trovato finalmente la sua compagna perfetta, le si sarebbe dedicato anima e corpo e non ci sarebbe stato più posto per altro, nemmeno per quell'amicizia così speciale. Mai avrebbe pensato che sarebbe stata Lag a poterlo abbandonare. Così, quando capitò che Lag alzando gli occhi al cielo, vide uno splendido gufo reale, se ne innamorò e il gufo si innamorò di lei, Eom non la prese molto bene, c'era da giurarci che fosse geloso, ma non volendo darlo a vedere disse solo: "Buon per te, io aspetto ben altro".
Da quel momento, senza più la compagnia della fata, passava molto tempo seduto da solo su una pietra, convinto di star ancora aspettando quella giusta, ma da qualche parte sapeva che non sarebbe arrivata mai. A stare seduto su quel sasso, la polvere cominciò pian piano a ricoprirlo e poi a penetrare nella pelle e a foderargli gli organi, che si seccarono e si sgretolarono trasformandolo in un involucro vuoto a forma di gnomo. Solo nell'istante prima che pure l'ultima cellula del suo corpo smettesse di essere viva e si tramutasse in creta, Eom pensò a Lag e al tempo prezioso speso con lei e si rammaricò perché non si era accorto per tempo di avere tra le mani non quella giusta ma quella speciale, altrettanto (o forse maggiormente) degna di essere accolta nella sua casa, che sarebbe stata un luogo felice, ricco e luminoso, invece di desolato, arido e triste come fu nella realtà.
Dopo anni, un bambino passeggiando nella foresta vide lo gnomo diventato ormai una statuetta impolverata e se lo portò a ingrassare la sua collezione kitch di nani, bianchenevi ed elfi di gesso da giardino.

Morale della favola: gnomi, tiratevela di meno.

lunedì 8 luglio 2013

Sono diverse notti di fila che sogno di essere incinta. L'evento non mi procura alcuna apprensione, lo accetto con molta serenità. Nei sogni non compare mai il padre e la possibilità che non possa accettare la nuova condizione non mi preoccupa affatto. Rimane un elemento del tutto marginale. 
Secondo Freud e Jung, la gestazione nel sogno rappresenta l'evoluzione psichica, una maturità che permette di accogliere una nuova fase dell'esistenza. Evoluzione, cambiamento, rinnovamento, insieme ad un sacrificio di alcuni aspetti legati al passato. Tutto estremamente bello. Spero davvero sia così. 
Comunque, qualcuno mi spieghi il significato di andare a partorire in Palestina/Israele e trovarsi nel bel mezzo di guai diplomatici, che ben presto sfocerebbero in un conflitto a fuoco.

lunedì 1 luglio 2013

Mi sono appena accorta che sono 10 anni che ho smesso di fumare. Una vita fa. Allora mi sentivo già grande, adesso mi vedo - sbagliando - ancora piccola.