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venerdì 29 marzo 2013

Un abbraccio di quelli lunghi e massicci. Un tremito, una stretta più forte. Ancora uno scossone. Non riesco a capire cosa succede. Non sto piangendo eppure singhiozzo, o meglio, mi muovo al ritmo di singhiozzi non miei. La roccia si è sgretolata in lacrime e continua a ripetere mi dispiace. Il (per autodefinizione) gran pezzo di manzo, il più convinto machista che conosca (oltre che narcisista, egocentrico e stronzo a livelli mondiali) piange come un tenero bimbetto continuando a stringermi tra le sue braccia e dice mi dispiace.
Di cosa ti dispiace? Hai ucciso qualcuno?, chiedo scherzando (non troppo).
No. Di tutto. Di non esserti stato vicino...
Ho sentito la tua presenza ogni istante. Sapevo che mi stavi pensando. Conta molto.
In continuazione.
E allora, asciugati il faccino, ché rischi di rovinarti la reputazione!

Se tocchi le corde giuste non esiste corazza che tenga.

 

martedì 26 marzo 2013

Avrei dovuto scrivere del mio interesse per il francescanesimo molto tempo fa. Prima che diventasse mainstream.




venerdì 22 marzo 2013

This boots are made for climbing over

Durante la trasferta lombarda c'è stato un po' di tutto: un colloquio, tre giorni tre persone che mi piacciono incontrate (quattro, considerata una new entry), svariate se mettiamo in conto tutto. 
Un evento, apparentemente ininfluente, rimarrà per sempre nel mio ricordo, non solo perché continuerò a riderci per sempre.
Antefatto: sono stata ospitata da parenti che tutto il giorno sono fuori.
La mattina dell'ultimo giorno in cui sono stata da loro mi preparo di tutto punto per un tête-à-tête sentimental-sensuale: vestito carino, tacchi, trucco e parrucco da Bella Figheira (ricorderanno tutti il personaggio de "I Promessi Sposi" del Trio, che per me e un gruppo ristretto di persone è diventato sinonimo di donna che cura molto l'aspetto esteriore per far colpo sull'altro sesso tendendo alla perfezione, un po' civettuola, etc. etc.), esco con la valigia (perché non sarei più tornata a lì), chiudo la porta a chiave, metto le chiavi in un luogo inaccessibile dall'esterno a meno di non essere attrezzati con un piede di porco (come mi era stato indicato dai padroni di casa), faccio per aprire il cancelletto e scopro che non l'ho aperto o si è richiuso nel frattempo. Panico. Non sarebbe tornato nessuno prima di tre ore, pioveva, avevo un treno da prendere e non potevo chiamare nessuno per venire a salvarmi. In un lampo ho capito che per non rimanere intrappolata avrei dovuto scavalcare. E così ho fatto, da Cenerentola che si prepara per il ballo, di colpo mi sono trasformata nella peggiore degli hooligans. Bidone dei rifiuti di giardino ribaltato, ombrello "appeso" alla siepe, valigia lasciata scivolare fuori, un piede sulla serratura, a cavalcioni sul cancello e un balzo verso al libertà. Alla faccia dell'età che avanza. Avrei potuto sporcarmi, strapparmi qualcosa, comprese parti di corpo, ma mi è andata bene. Sei una ragazza di strada, ha detto il mio amico al quale non ho potuto non raccontarlo subito, mentre in metro ero ancora piegata in due dal ridere. In effetti, propedeutica è stata l'infanzia passata metà a giocare con le bambole e metà ad arrampicarmi sugli alberi quando mi portavano in campagna (un bambino che non si arrampica sugli alberi è un bambino che non vive pienamente la libertà dei suoi anni). 
Per dire, puoi addomesticarti quanto vuoi, ma se sei selvaggio prima o poi compierai un atto che te lo ricorderà, che riequilibrerà la tua essenza. Infatti, dopo l'episodio mi sono sentita io, anche se poi ho avuto il pudore di non narrare le mie gesta al diretto interessato.


sabato 9 marzo 2013

Quando ti vogliono regalare un viaggio e, invece di essere grata e al settimo cielo per questo, ti fai prendere da mille preoccupazioni perché non ci vuoi andare da sola e non sai con chi andarci (risultato di una vita indipendente e di legami volatili), vuol dire che il malessere va ben oltre l'evento nefasto e la tristezza degli ultimi mesi. L'evento non ha fatto altro che acutizzare, portare in superficie certi disagi che avevi creduto di affrontare e risolvere, ma che in realtà avevi solo nascosto. Bisogna tornare a scavare e tirar via ciò che non va.

sabato 2 marzo 2013

Conversazione al bancone

Mi interessa la meditazione.
Uhm, la meditazione... non credo a queste sciocchezze.
Certo, invece, passare tutto il tempo libero da un locale all'altro, usando l'alcol come panacea di tutti i mali, frustrazioni, stress, per quando sei giù di corda, per quando sei su di giri, per essere più brillante o solo per riuscire ad avvicinare qualcuno è davvero molto molto intelligente. Complimenti, continua così.

venerdì 1 marzo 2013

La meditazione e l'arte di potare i gerani

"Per rifiutare sei stato un genio sprecando il tempo a rifiutare me" (più avanti: "casta che sogna di esser puttana" è esplicativo e riassume genialmente la psicologia di tantissimi individui): non si contano le persone alle quali ho dedicato queste parole. Solo che non sono del tutto esatte. Chi dice no non spreca tempo, anzi ne guadagna. Qui si dice con un ti impicci, con un no ti spicci. Cioè, i richiedono impegno e attenzione, una certa disponibilità nei confronti dell'altro, detta in parole spicciole, ti fai carico di un sacco di rotture di scatole. I no sono sbrigativi e deresponsabilizzanti, assolutamente comodi. Un no senza ma ti dice sto bene come sto, non ho voglia di fare nemmeno un passo nella tua direzione. Discorso chiuso. Alla mancanza di volontà puoi obiettare ben poco. Bisognerebbe poi vedere se i benefici di un no sono duraturi. Puoi sempre svegliarti con la sensazione di esserti inconsapevolmente e ineluttabilmente attaccato al tram chiamato non Desiderio ma Occasione Persa.
Cosa c'entrano i gerani del titolo? Ero lì a cercare di capire come tagliare i rami secchi senza danneggiare la pianta così che possano sbocciare grappoli di fiori e nuove foglie ed ecco che mi arriva l'illuminazione, anche questa potrebbe essere letta come metafora. O anche no.


L'anno scorso, la morte di Lucio Dalla, pur non essendo uno dei miei cantautori preferiti, mi ha fatto molta tristezza perché era uno di quei personaggi essenzialmente vivi e mi ha spaventata oltremodo, pensando che avesse un anno più dei miei genitori. Chi avrebbe immaginato che pensando a lui, un anno dopo, mi sarebbe salita una nostalgia per quel giorno così ordinario.