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venerdì 30 agosto 2013

E poi

I tramonti sulla pianura.
Dormire a terra.
In quattordici/quindici in un pulmino da nove posti.
La stanchezza autentica.
Il dopocena in città sporchi e puzzolenti.
I "ci vediamo l'anno prossimo inshallah".
Partecipare alla messa (che già questo è un evento, se non sono costretta dalle circostanze) in un risto-bordello.
Le lacrime vere, le lacrime finte.
Ascoltare, assorbire quanta più vita possibile. Ascoltarsi e raccontarsi.
Ricredersi sui romani. Ricevere un sacco di inviti.

Tutta la vita e l'umanità e la speranza e la voglia di attraversare questo guado interiore e cosmico.
Sentirsi piena. D'amore e di gioia. Viva.

martedì 27 agosto 2013

Mal di Ghetto

Non sapevo cosa aspettarmi quando ho deciso di partecipare al campo di volontariato al Ghetto di Rignano. Ero spaventata da un bel po' di incognite: la mia reazione emotiva, il contatto con gli altri volontari e con i braccianti, il fatto che il campo avesse un'impronta cristiana.
Arrivata, mi sono trovata di fronte una situazione più rilassata e accogliente. Nonostante sia pur sempre una baraccopoli, con tutto quello che significa in termini di disagio, ci ho trovato gioia e vitalità e speranza. Ascoltando i racconti di questi ragazzi, la maggior parte dei quali poco più che ventenni, la stanchezza di lavorare anche tredici ore al giorno per pochi soldi, la nostalgia di casa e il viaggio affrontato per arrivare lì, mi veniva da piangere e abbracciarli forte. Poi i loro sorrisi e i loro sguardi fieri, la dignità di presentarsi a lezione con i vestiti puliti, alcuni stirati, mi hanno dato molta forza. All'inizio mi domandavo se le mie lezioni d'italiano fossero davvero utili, se poche ore al giorno in cui leggere, scrivere e conversare potessero risolvere i probemi di questi giovani. Poi ho scoperto che l'importante è lasciare una traccia di sé negli altri, che sia di speranza, un "non credere di essere solo". Così porterò dentro di me i segni lasciati dalle persone incontrate, come la cartina dettagliata del Gambia di un dicannovenne che aveva una voglia matta di parlare del suo paese, o un altro che "trovo un mio amico con la macchina o con la moto e vengo a prenderti a casa", sapendo che era il mio ultimo giorno lì e che abito a qualche chilometro, o il ristorante dove abbiamo mangiato il gombo e la notte buia e chiassosa.
Anche gli altri volontari hanno toccato le mie corde interne e, impercettibilmente, mi hanno cambiata. Ho scoperto di non essere poi così solitaria e che la vita comunitaria per certi versi ha la sua bellezza. La condivisione è il valore che ho riscoperto. Ho conosciuto persone interessantissime, di altre avrei voluto sapere di più: le persone taciturne sono quelle che hanno grandi tesori il più delle volte, ma non sono molto brava a disinnescare il silenzio (essendo anch'io taciturna). Ho conosciuto la bellezza della vita selvaggia, del non curarsi di come stanno i capelli, del non avere specchi, dei piedi sporchi di terra o di fango, della doccia prevalentemente fredda, dell'accogliere la pioggia a braccia aperte.
Ho assistito a scene divertentissime, come la terronizzazione di un bergamasco (la Lombardia era la regione più presente, e poi li chiamano leghisti), e discorsi sull'anarchia, su Pasolini e De André. Ho capito che esistono anche cattolici fichissimi, non ossessionati dai dogmi e dalla messa, ma che mettono in pratica gli insegnamenti autentici del Nazareno.
Spero che questa iniezione di vitalità possa avere i suoi effetti a lungo termine, che questo sia solo un seme gettato nel mio cuore.

domenica 18 agosto 2013

In partenza

Domani è il compleanno di Nanni Moretti. A proposito di uomini ideali. Sessant'anni portati benissimo.
Una volta un mio ex disse a una che lo paragonava (indebitamente) a Nanni: "Ma lui è brutto, non dico di essere bello, ma più di lui sì". Mi intromisi: "Ciccio, se tu avessi almeno un quarto del suo fascino saresti un uomo fortunato. Purtroppo per te, non ti avvicini nemmeno a un miliardesimo".
Questa è una delle mie scene preferite, tanto che "Va beneee. Ciao" (seguito da allontanamento) è diventato il motto per ogni occasione.


sabato 17 agosto 2013

Di palii e di progresso

Qualcuno mi spieghi cosa c'è di bello o divertente nel guardare dei cavalli imbizzarriti che corrono in tondo in una piazza - generalmente anche carina, ma che con la gente accalcata e la terra perde la sua bellezza - cavalcati da fantini vestiti da idioti (e vista la pericolosità dell'azione, credo la loro idiozia non si fermi al solo vestiario)? Al di là della probabile crudeltà inferta a povere bestie inconsapevoli, chiedo, qual è la meraviglia di questo rito? Questa è la prova che, nonostante i progressi, non ci siamo così tanti evoluti, se estiste ancora gente che si entusiasma per atavici intrattenimenti con uomo + animale.

venerdì 16 agosto 2013

Proprio in serate come questa, di ritorno dal quinto funerale in tredici mesi, so quasi per certo che i giorni dell'allegria arriveranno, scoppieranno come i più scintillanti fuochi d'artificio e travolgeranno tutto. Saranno tanto belli e pieni perché ci sono stati giorni terribilmente dolorosi. Smetterò di scrivere di cose brutte e vivrò. 
È una promessa e una scommessa (io le vinco sempre).

No. I giorni dell'arcobaleno

Chi l'ha detto che i no sono per forza brutti?
Film eccezionale. Dalla storia, il Cile che attraverso un referendum manda a casa il sanguinario dittatore Pinochet, a come è stato girato e montato, il regista ha scelto di usare una telecamera dell'epoca e ha utilizzato diversi filmati originali in modo che lo spettatore si trova catapultato per intero nell'atmosfera di quei giorni. In primo piano l'allegria come arma per distruggere la dittatura (e in senso più ampio, la bruttezza). Dove non riescono le sommosse o i puntare il dito contro riesce una campagna pubblicitaria basata sulla gioia e l'ironia. Il protagonista, un pubblicitario giovane e anticonformista, non è un vero oppositore del regime, anzi guarda con un certo distacco ciò che avviene nel suo Paese e inizialmente si scontra con chi guarda alle sue idee con perplessità e contrarietà. Con il passare dei giorni assume una maggiore consapevolezza dell'importanza della sua campagna, fino alla scena finale in cui guarda con ritrovato distacco i portavoce dei vari movimenti per il no che rilasciano interviste dopo l'insperato successo.
Cosa dire di Gael Garcia Bernal? Attore eccezionale, sempre adeguato ai ruoli che gli affidano o accurato nello scegliersi i ruoli. Ad ogni modo, le sue interpretazioni sono ogni volta profonde e attente e memorabili. D'altronde, con quel viso, come si fa a scordarlo. Sì, ho un debole per lui: mi perdo nei suoi occhi color del mare, mi sciolgo per la sua bocca carnosa e il suo sorriso imperfetto, ma dolcissimo. E poi, è sensibile ai temi della difesa dei diritti umani: tempo fa ha girato un documentario "The invisibles", su uno dei fenomi migratori più pericolosi al mondo, che porta migliaia di persone del Centro-America verso gli Stati Uniti, tra sequestri e violenze di ogni tipo; recentemente ha visitato il campo di rifugiati siriani in Giordania. Insomma, proprio il mio tipo ideale (e quello di migliaia di altre persone).

venerdì 9 agosto 2013

Avresti compiuto sessantanove anni oggi. Eri una leonessa di segno e di fatto. Mai vista concentrata tanta forza in un corpo così piccolo. I piedini perfetti di una bambina.
Forse ci sarebbe stata una torta fredda comprata in pasticceria per festeggiare tra di noi. Niente di speciale. 
Ho capito che non me la posso prendere con nessuno se non sono riuscita a dirti e fare tutto quello che volevo dirti e fare con te, se non con me stessa. Ho avuto 32 anni di tua presenza, sarebbero stati sufficienti per le dimostrazioni d'amore che non hai mai avuto, e quei piccoli viaggi sempre rimandati. Non immaginavo ti avrei persa così, ma non dev'essere una giustificazione. Dicevi sempre a tutti: "vogliamoci bene da vivi, ché da morti a che serve", anche se è così difficile sapere l'importanza di una persona prima di perderla, la diamo per scontata, solo quando la perdiamo sentiamo mancarci il terreno sotto i piedi e vorremmo essere stati migliori, più espansivi, meno nervosi, meno egoisti. Stare male poi non serve a niente.
Ogni tanto prego per te, alla tua maniera, la fede inguenua e ostinata che non ho, ma se ti penso non posso non credere che ancora esisti, sotto un'altra forma magari, il tuo amore e la tua generosità sopravvivono e l'invoco come facevo quando eri viva. Alcune volte, ti facciamo dedicare delle messe alle quali partecipiamo. Lo vedi, alla fine le tue figlie si sono decise ad andare in chiesa, anche se con un atteggiamento distaccato.
Il circolo che si formava d'estate davanti alla casa del nonno non c'è più, sospetto che tu fossi il vero collante, e adesso le vecchiette con le quali ci riunivamo per parlare e scherzare sono più tristi, ognuna davanti al proprio uscio.

venerdì 2 agosto 2013

Di trenini e di nascite

Non capisco cosa avete da gioire, per cosa brindate e fate trenini. Il mostro non è B., ma la mentalità becera che lui ha solo fomentato e incoraggiato, non creato. Il berlusconismo, cioè il pensiero dei furbi e degli opportunisti esiste indiendentemente dalla sua incarnazione. B. è solo il simbolo, il portavoce, il capogruppo di una serie di atteggiamenti tipici di almeno una metà di italiani. Il caimano ha solo reso questi atteggiamenti, per così dire, degni di essere sbandierati con orgoglio, mentre in passato erano tenuti nascosti. 
Pensate davvero che una sentenza di cassazione possa risolvere i nostri problemi? Che ora, tutto di un colpo, trionferanno onestà, senso civico e buongusto? Non è nemmeno più un problema politico, quanto culturale. Bisognerebbe fare un lavaggio di cervello collettivo. Una tabula rasa di massa, e cominciare a costruire da zero.
Invidio il vostro ottimismo, ma non ve la prendete se non mi unisco a voi. (Anzi, mi unisco, ma per una ragione differente: per una nuova arrivata, ché le nascite, nonostante i tempi bui ed incerti, sono sempre motivo di gioia).