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venerdì 1 marzo 2013

La meditazione e l'arte di potare i gerani

"Per rifiutare sei stato un genio sprecando il tempo a rifiutare me" (più avanti: "casta che sogna di esser puttana" è esplicativo e riassume genialmente la psicologia di tantissimi individui): non si contano le persone alle quali ho dedicato queste parole. Solo che non sono del tutto esatte. Chi dice no non spreca tempo, anzi ne guadagna. Qui si dice con un ti impicci, con un no ti spicci. Cioè, i richiedono impegno e attenzione, una certa disponibilità nei confronti dell'altro, detta in parole spicciole, ti fai carico di un sacco di rotture di scatole. I no sono sbrigativi e deresponsabilizzanti, assolutamente comodi. Un no senza ma ti dice sto bene come sto, non ho voglia di fare nemmeno un passo nella tua direzione. Discorso chiuso. Alla mancanza di volontà puoi obiettare ben poco. Bisognerebbe poi vedere se i benefici di un no sono duraturi. Puoi sempre svegliarti con la sensazione di esserti inconsapevolmente e ineluttabilmente attaccato al tram chiamato non Desiderio ma Occasione Persa.
Cosa c'entrano i gerani del titolo? Ero lì a cercare di capire come tagliare i rami secchi senza danneggiare la pianta così che possano sbocciare grappoli di fiori e nuove foglie ed ecco che mi arriva l'illuminazione, anche questa potrebbe essere letta come metafora. O anche no.


L'anno scorso, la morte di Lucio Dalla, pur non essendo uno dei miei cantautori preferiti, mi ha fatto molta tristezza perché era uno di quei personaggi essenzialmente vivi e mi ha spaventata oltremodo, pensando che avesse un anno più dei miei genitori. Chi avrebbe immaginato che pensando a lui, un anno dopo, mi sarebbe salita una nostalgia per quel giorno così ordinario.


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