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giovedì 30 aprile 2015

La vita è un campo di papaveri

G. chan, la vita è un campo di papaveri, ha detto il mio amico in evidente e confessato stato di alterazione psichica accidentale. Ne ho fatto un mantra. Basta vivere con leggerezza, decidere di non farsi schiacciare dal male di vivere e tutto si aggiusta. 
Mi piacerebbe scrivere di quante cose meravigliose mi capitano, ma se vivo non scrivo. E viceversa.
La casa bianca, la stanza arcobaleno sembra quella di un bonzo: poche cose essenziali, la bandierona della Pace come memento, il pavimento di legno dove sedersi e praticare i cinque riti tibetani, lo scacciapensieri indiano, il letto a una piazza che è un segno.
Il venticinque aprile in piazza, mi manca una bandiera della Palestina, la cena con una delle poche persone che mi fa sentire a mio agio, pizza casalinga e cuvée blanche
Bologna e Escher, altra vertigine di genialità, altra persona confortevole.
Pranzo di lavoro con dell'autentico cibo cinese, se non mangi con le bacchette è inutile mangiare orientale, le battute sceme del commerciale al quale non si può non voler bene e grazie al quale sto rivalutando gli uomini calvi (saranno quelle due acquamarina che si ritrova al posto degli occhi?), i gossip sui clienti abituali, l'ho già detto che adoro lavorare in hotel?
La petunia che ho soccorso all'Esselunga per 50 centesimi è già fiorita. 

2 commenti:

  1. mi piace tanto quello che scrivi
    sei brava a condensare tutto in un'unica forma.
    ti citerò, se non ti dispiace.

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