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mercoledì 22 ottobre 2014

Slow show


I wanna hurry home to you
Put on a slow, dumb show for you and crack you up
So you can put a blue ribbon on my brain
God, I'm very, very frightened, I'll overdo it



Attraverso questo ponte due volte al giorno, per andare a lavoro e tornare, a volte anche nei weekend (dico passare il ponte, non lavorare) e mi piace molto. Nonostante non sia lontano, il caos cittadino arriva lì su ovattato, non da fastidio, è un bel soggetto da fotografia. Il ponte è un'immagine evocativa di tante azioni bellissime: avvicinarsi, incontrarsi, superare, andare dall'altra parte (qualunque cosa sia l'altra parte). C'è un suggestivo racconto di quel mattacchione diTanizaki che si chiama il Ponte dei sogni, in cui non si parla della struttura architettonica, ma di quella opaca e indefinita zona di congiunzione tra la realtà e il sogno.


You know I dreamed about you
For 29 years before I saw you
You know I dreamed about you
I missed you for, for 29 years


Questa canzone, come un ponte, unisce nella mia testa, anche se non è precisamente là che stanno, due mondi diversi, quasi opposti, eppure in qualche  modo vicini.

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