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mercoledì 25 settembre 2013

La luna sulla pianura (attimi)

Buttati per terra come due sacchi semi vuoti, le schiene contro il muro e il resto dei corpi senza tono si abbandonava naturalmente alla stanchezza. Si aspettava qualcosa o qualcuno, forse solo la forza per andare a dormire, intanto rimanevamo lì soli a dirci niente, ad ascoltare i rumori della notte in mezzo al nulla. Un movimento microscopico e le nostre mani, contigue un attimo prima, si intrecciavano. Esplorazione reciproca: le dita, le unghie, le linee dei palmi, le screpolature, i calli, le pellicine. Senza aprir bocca, senza guardarci, solo le mani a conoscersi. Mano da scalatore con mano usatissima. Fissavamo la scena davanti a noi: la strada, la campagna, le montagne più in là, i nugoli di insetti vicino ai lampioni. E una volta conosciute, si staccavano, con la stessa naturalezza con cui si erano intrecciate.
Un episodio da niente, privo di conseguenze, eppure pieno d'intimità.

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