Buttati per terra come due sacchi semi vuoti, le schiene contro il muro e il resto dei corpi senza tono si abbandonava naturalmente alla stanchezza. Si aspettava qualcosa o qualcuno, forse solo la forza per andare a dormire, intanto rimanevamo lì soli a dirci niente, ad ascoltare i rumori della notte in mezzo al nulla. Un movimento microscopico e le nostre mani, contigue un attimo prima, si intrecciavano. Esplorazione reciproca: le dita, le unghie, le linee dei palmi, le screpolature, i calli, le pellicine. Senza aprir bocca, senza guardarci, solo le mani a conoscersi. Mano da scalatore con mano usatissima. Fissavamo la scena davanti a noi: la strada, la campagna, le montagne più in là, i nugoli di insetti vicino ai lampioni. E una volta conosciute, si staccavano, con la stessa naturalezza con cui si erano intrecciate.
Un episodio da niente, privo di conseguenze, eppure pieno d'intimità.
Un episodio da niente, privo di conseguenze, eppure pieno d'intimità.
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