È destino che ad un certo punto della mia vita debba abitare vicino a un ospizio e vivere insieme a gente che fa parte di "sette". Questa volta mi tocca la Soka Gakkai. Spero non siano messaggi dall'alto: agli anziani preferisco i bambini; mi trovo molto bene con il mio sincretismo personale.
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domenica 11 novembre 2012
domenica 14 ottobre 2012
Un sabato particolare (non è tutta colpa mia se non sono normale)
Ieri ho conosciuto dei miei cugini di primo grado (figli di un fratello e di una sorella di mio padre) dei quali fino all'altro giorno ignoravo l'esistenza (cioè, sapevo che c'erano, ma non sapevo nulla delle loro vite) e rincontrato gli zii che non vedevo da quando avevo pochi anni. Praticamente degli sconosciuti anche loro.
In tutto questo c'entra Facebook, almeno come" mezzo di avvicinamento", poi il Caso ha fatto il resto. La storia è la seguente: un po' di tempo fa mi chiede l'amicizia un uomo che ha il mio stesso cognome e parlando è venuto fuori che si trattava di mio cugino e bla bla bla. Lui abita con la famiglia a Milano, io all'epoca ero in Puglia e oltre un blando proposito di incontrarci non siamo andati.
Il fato ha voluto che si sposasse una nostra cugina, che abita a Prato, quindi questo cugino di Milano venisse in Toscana per il matrimonio.
Ci siamo?
Così, il cugino mi chiede di vederci e gli dico sì. Lui dice che ci sarà anche un altro cugino, fratello della sposa, che è frate (io, bestemmiatrice felice, un cugino frate, che ridere!). Ci diamo appuntamento a Fiesole (dico, figo, non ci sono mai stata, colgo due piccioni con una fava). Insomma, arrivo all'appuntamento e vedo arrivare una macchina con un inequivocabile fiocco bianco. Uhm, penso, questa cosa non mi piace. Mi hanno teso una specie di trappola, in buona fede s'intende, e mi hanno portato al matrimonio. A saperlo, mi sarei messa un pochettino più in tiro, fortuna che almeno - caso raro - ero truccata e avevo i capelli leggermente più ordinati.
Sono partite le varie presentazioni e i resoconti di una vita in cinque minuti. Torta e spumante. La promessa di rivederci, almeno con quelli che sono vicini (quasi quasi vado in ritiro nel monastero in cui vive il frate, che ho visto da lontano, un posto fighissimo in mezzo al nulla, chissà trovare un po' di pace). Inutile dire che anche in quel contesto ero la mosca bianca. Persino fisiognomicamente non c'entravo nulla: porto con un certo orgoglio lo sguardo fiero e cristallino della famiglia B. e i tratti malinconici di quella Z. (rispettivamente del nonno e della nonna materni).
E c'è stato anche il tempo per un imbrocco. Un'esperienza alquanto surreale.
E c'è stato anche il tempo per un imbrocco. Un'esperienza alquanto surreale.
Perché sabato pomeriggio al centro commerciale o a fare cose normali, proprio non mi riesce. Non per snobismo o per il gusto dell'eccentrico, no, è proprio che mi capitano cose anormali per natura o conformazione mentale o pura coincidenza. Però, quanto mi diverto!
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