Chi l'ha detto che i no sono per forza brutti?
Film eccezionale. Dalla storia, il Cile che attraverso un referendum manda a casa il sanguinario dittatore Pinochet, a come è stato girato e montato, il regista ha scelto di usare una telecamera dell'epoca e ha utilizzato diversi filmati originali in modo che lo spettatore si trova catapultato per intero nell'atmosfera di quei giorni. In primo piano l'allegria come arma per distruggere la dittatura (e in senso più ampio, la bruttezza). Dove non riescono le sommosse o i puntare il dito contro riesce una campagna pubblicitaria basata sulla gioia e l'ironia. Il protagonista, un pubblicitario giovane e anticonformista, non è un vero oppositore del regime, anzi guarda con un certo distacco ciò che avviene nel suo Paese e inizialmente si scontra con chi guarda alle sue idee con perplessità e contrarietà. Con il passare dei giorni assume una maggiore consapevolezza dell'importanza della sua campagna, fino alla scena finale in cui guarda con ritrovato distacco i portavoce dei vari movimenti per il no che rilasciano interviste dopo l'insperato successo.
Cosa dire di Gael Garcia Bernal? Attore eccezionale, sempre adeguato ai ruoli che gli affidano o accurato nello scegliersi i ruoli. Ad ogni modo, le sue interpretazioni sono ogni volta profonde e attente e memorabili. D'altronde, con quel viso, come si fa a scordarlo. Sì, ho un debole per lui: mi perdo nei suoi occhi color del mare, mi sciolgo per la sua bocca carnosa e il suo sorriso imperfetto, ma dolcissimo. E poi, è sensibile ai temi della difesa dei diritti umani: tempo fa ha girato un documentario "The invisibles", su uno dei fenomi migratori più pericolosi al mondo, che porta migliaia di persone del Centro-America verso gli Stati Uniti, tra sequestri e violenze di ogni tipo; recentemente ha visitato il campo di rifugiati siriani in Giordania. Insomma, proprio il mio tipo ideale (e quello di migliaia di altre persone).
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