Ieri si poteva visitare il Museo Marino Marini gratuitamente. Avevo sentito parlare dello scultore di sfuggita, mentre ero a Milano e vicino (non ricordo bene dove) venivano esposte le sue opere in una mostra. Avevo guardato qualcosa su internet, mi interessava, ma non ci andai. Fino a due giorni fa non sapevo nemmeno che ci fosse il museo. D'altronde, è un po' nascosto. Si trova in una piazza minuscola (San Pancrazio) su via della Spada, all'interno di una ex chiesa con il migliore (da quello che ho visto fino ad adesso) allestimento museale italiano. Ci sono una serie di sale poste su vari livelli e scale e passerelle che permettono di guardare le opere da varie angolazioni (bellissima la visione dall'alto), altri spazi espositivi quasi nascosti che bisogna andare a cercare, opere che spuntano in luoghi impensabili, spazi labirintici. E poi le opere: 3 soggetti ripetuti continuamente che invece di annoiarti rinnovano ogni volta l'emozione travolgente. Se non fosse proibito le avrei toccate e abbracciate per quanto erano belle. Bronzo, terracotta, gesso, superfici non levigate eppure recanti il segno (veritiero?) dello scorrere del tempo. Ci tornerò, quell'ambiente mi fa stare troppo bene.
Mi ci voleva proprio un po' di semicontemporaneità, che questo cazzo di Rinascimento, sì vabbè, ma poi basta. Dopo sono andata alla Fiera della ceramica, vedendo delle cose che starebbero bene nello spazio tutto mio che mai avrò e mi sono intristita nuovamente. PS: apprezzavo la ceramica raku quando ancora non era di moda. La lungimiranza della nipponista.
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