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sabato 14 novembre 2015

Maddalena

Maddalena era una ragazza minuta, addirittura più di me, i capelli separati dalla riga in mezzoche scendevano dritti a coprirle parte del viso. Era abbastanza timida, abbastanza impacciata, se la cavava in inglese, nelle altre materie un po' meno. Aveva però delle passioni che accendevano i suoi dolci occhi nocciola: la musica e il disegno. Suonava la chitarra, ne aveva addirittura una elettrica, e passava le giornate a disegnare, a volte a riprodurre le copertine degli album dei suoi miti: i Pink Floyd. Era sempre alla ricerca di conferme, il terreno sul quale si muoveva sembrava minato da insicurezze. Era la più piccola della classe, avendo cominciato la scuola un anno prima (forse la più piccola era Stefania che però essendo una stronza bigotta, non la consideravamo), la più fragile, trattata come un cucciolo delicato, di tanto in tanto usata. Un po' la invidiavo per i suoi talenti e perché era l'amica di banco della mia preferita. Non si poteva volerle male, gentile e buona, ingenua, decisamente lontana dalle strategie che spesso operano in un mondo chiuso come quello delle classi scolastiche.
Con Maddalena non avevo più niente a che fare dal diploma, non eravamo mai state intime e le nostre strade naturalmente si sono divise. Avevo sue notizie per vie indirette e sapevo che aveva messo a frutto la sua capacità artistica avviando un'attività di merchandising.
L'ultima notizia l'ho avuta due giorni fa: era in fin di vita perché ingerito volontariamente dell'acido muriatico, senza più il fegato e parte dello stomaco.
Maddalena ieri è morta, ponendo fine alle sue sofferenze fisiche e dell'anima. Come può una persona volersi e farsi così tanto male da scegliere una morte così atroce? 
Non pensavo avrei cominciato tanto presto a fare la conta dei vivi su una foto  di classe.

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