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giovedì 30 aprile 2015

La vita è un campo di papaveri

G. chan, la vita è un campo di papaveri, ha detto il mio amico in evidente e confessato stato di alterazione psichica accidentale. Ne ho fatto un mantra. Basta vivere con leggerezza, decidere di non farsi schiacciare dal male di vivere e tutto si aggiusta. 
Mi piacerebbe scrivere di quante cose meravigliose mi capitano, ma se vivo non scrivo. E viceversa.
La casa bianca, la stanza arcobaleno sembra quella di un bonzo: poche cose essenziali, la bandierona della Pace come memento, il pavimento di legno dove sedersi e praticare i cinque riti tibetani, lo scacciapensieri indiano, il letto a una piazza che è un segno.
Il venticinque aprile in piazza, mi manca una bandiera della Palestina, la cena con una delle poche persone che mi fa sentire a mio agio, pizza casalinga e cuvée blanche
Bologna e Escher, altra vertigine di genialità, altra persona confortevole.
Pranzo di lavoro con dell'autentico cibo cinese, se non mangi con le bacchette è inutile mangiare orientale, le battute sceme del commerciale al quale non si può non voler bene e grazie al quale sto rivalutando gli uomini calvi (saranno quelle due acquamarina che si ritrova al posto degli occhi?), i gossip sui clienti abituali, l'ho già detto che adoro lavorare in hotel?
La petunia che ho soccorso all'Esselunga per 50 centesimi è già fiorita. 

venerdì 24 aprile 2015

Arrivederci amore ciao

Mentire per dire basta non è una cosa per la quale andare fieri, ma a volte si rende necessaria.
"Ho da fare cose più interessanti che starti dietro" è molto più accettabile di "il solo pensarti mi porta alla nausea". Un riflesso incondizionato, quando hai alle spalle diversi anni di pratica della menzogna, la prima cosa che ti viene in mente è una bugia, soprattutto se, anche inconsciamente, non vuoi troncare del tutto.
Ora che il rifiuto mi scuote persino le ossa, che non importa se tutto si perde, anzi si vuole perdere ogni cosa per guadagnare un altro tutto, posso finalmente dire l'unica cosa che dicono renda liberi.
In quella relazione ho mentito prima di tutto a me stessa, dicendomi che quella persona mi piaceva, poteva andar bene.
È stata una parabola che è passata dall'infatuazione, all'idealizzazione spinta, alla delusione, al rimescolamento di carte per varie volte e infine alla disillusione.Tutto condito dall'ostinazione di volerlo vincere, farlo capitolare, a che scopo non so. Forse per giocare al gatto col topo, o per giocare al non essere soli, all'avere qualcuno da pensare, nel bene e nel male. Non chiedetemi, nel caso vi interessasse, se c'è stato affetto, non saprei rispondere. Paradossali le volte che gli ho rimproverato di non ricambiare tutto quello che gli davo, in termini di attenzioni, che era anaffettivo, insensibile, in realtà ero io ad avere il cuore più freddo, fra i due. Eppure grazie a manipolazioni e finzioni sono riuscita a fargli credere che nutrivo per lui un amore autentico. Ho finto più di quanto si immagini possibile, ho manipolato il caso più di quanto sia lecito. Improvvisatami stratega, ho giocato con il suo affetto che, nonostante le lacune, era sincero. Anche gli abbracci, così accoglienti e curativi erano solo formalità, nessuna qualità. Non l'ho fatto con cattiveria, mi sono aggrappata ad un lumicino che mi faceva sentire meno isolata, meno lontana dal resto dell'umanità. Proprio come mi sono aggrappata ai suoi fianchi tante volte, convincendomi che specchiarmi nella sua brama e ammazzarlo di sesso mi facesse sentire viva. Certo, provavo un piacere immane ad essere l'obiettivo volontario e attivo di un desiderio così totalizzante, mi faceva sentire potente vederlo perdere la testa, ma quello che  rimaneva era il nulla.  
Come si fa a colmare un vuoto con un altro vuoto? Non si può. Allora si chiude quello che c'è da chiudere facendo meno danni possibili e si torna a seminare quel terreno arido che stava diventando il proprio cuore in solitudine e ritiro, non per espiare una colpa, sbaglio come chiunque a questo mondo, ma per ripristinare un rapporto autentico con se stessi e con il mondo, prima di averne uno con un essere umano.

giovedì 23 aprile 2015

Una storia qualunque, con lo stile di Moretti. Il dolore e la perdita raccontati con delicatezza e sincerità, misuratamente. Le scene comiche affidate a un bravo Turturro, l'ironia che solo Nanni, il metacinema, le parti oniriche.
Al netto del coinvolgimento emotivo per un tema che mi è caro, lo trovo splendido.

martedì 21 aprile 2015

Progetti per il futuro:

Bianco su nero. Progetti a breve scadenza e a breve raggio. Per quelli più ampi non basta una lavagna.
Precisazione: a vedere Manu Chao ci vado per compagnia.

giovedì 16 aprile 2015

La settimana scorsa sono andata alla presentazione del nuovo libro di Capossela Il paese dei coppoloni. Tutto bello bellissimo, peccato per i due "presentatori": Eva Cantarella e Gad Lerner. Pareva di stare alla fiera delle banalità/pedanteria. La professoressa  didascalica, arroccata e barricata nella conoscenza di Omero, a fare quasi la lezioncina, credendo di trovarsi di fronte ad una classe del classico, e il giornalista approssimativo, non sprecherò altri aggettivi.
Quando Vinicio comincia a parlare è subito chiaro che ci si trova di fronte ad un essere fatto di un'altra sostanza, che trasforma tutto in poesia e storie fantastiche in un linguaggio musicale.
Racconta di realtà che mi sono familiari: a pochi chilometri dai luoghi della sua narrazione è nata mia madre e io ho passato bei momenti dell'infanzia e dell'adolescenza, non è un caso se il paesello ricorrere spesso nei miei sogni ancora oggi. Un po' come ascoltare delle storie sulle mie radici.

domenica 12 aprile 2015

Venezia e la sua gemella parallela e rovesciata.
Nel suo riflesso vive una città alla rovescia. O forse è questo mondo, il mondo che consideriamo reale, ad essere il riverbero del vero reale che crediamo scioccamente illusione. In città come Venezia, dunque, la verità è alla portata di tutti.
La sua bellezza è doppia, si estende su vari livelli.

Weekend di meraviglia e di emozioni e di pace e amore.
E di spritz al Cynar, come i veci venexiani.





lunedì 6 aprile 2015

La prima volta ad un commissariato di polizia, la prima denuncia, un'atmosfera surreale come molti episodi della mia vita. Battiato che da Radio Italia cantava La stagione dell' amore, mi aspettavo Nanni Moretti entrare dalla finestra in quella giornata troppo bella per avere rogne.