Mentire per dire basta non è una cosa per la quale andare fieri, ma a volte si rende necessaria.
"Ho da fare cose più interessanti che starti dietro" è molto più accettabile di "il solo pensarti mi porta alla nausea". Un riflesso incondizionato, quando hai alle spalle diversi anni di pratica della menzogna, la prima cosa che ti viene in mente è una bugia, soprattutto se, anche inconsciamente, non vuoi troncare del tutto.
Ora che il rifiuto mi scuote persino le ossa, che non importa se tutto si perde, anzi si vuole perdere ogni cosa per guadagnare un altro tutto, posso finalmente dire l'unica cosa che dicono renda liberi.
In quella relazione ho mentito prima di tutto a me stessa, dicendomi che quella persona mi piaceva, poteva andar bene.
È stata una parabola che è passata dall'infatuazione, all'idealizzazione spinta, alla delusione, al rimescolamento di carte per varie volte e infine alla disillusione.Tutto condito dall'ostinazione di volerlo vincere, farlo capitolare, a che scopo non so. Forse per giocare al gatto col topo, o per giocare al non essere soli, all'avere qualcuno da pensare, nel bene e nel male. Non chiedetemi, nel caso vi interessasse, se c'è stato affetto, non saprei rispondere. Paradossali le volte che gli ho rimproverato di non ricambiare tutto quello che gli davo, in termini di attenzioni, che era anaffettivo, insensibile, in realtà ero io ad avere il cuore più freddo, fra i due. Eppure grazie a manipolazioni e finzioni sono riuscita a fargli credere che nutrivo per lui un amore autentico. Ho finto più di quanto si immagini possibile, ho manipolato il caso più di quanto sia lecito. Improvvisatami stratega, ho giocato con il suo affetto che, nonostante le lacune, era sincero. Anche gli abbracci, così accoglienti e curativi erano solo formalità, nessuna qualità. Non l'ho fatto con cattiveria, mi sono aggrappata ad un lumicino che mi faceva sentire meno isolata, meno lontana dal resto dell'umanità. Proprio come mi sono aggrappata ai suoi fianchi tante volte, convincendomi che specchiarmi nella sua brama e ammazzarlo di sesso mi facesse sentire viva. Certo, provavo un piacere immane ad essere l'obiettivo volontario e attivo di un desiderio così totalizzante, mi faceva sentire potente vederlo perdere la testa, ma quello che rimaneva era il nulla.
Come si fa a colmare un vuoto con un altro vuoto? Non si può. Allora si chiude quello che c'è da chiudere facendo meno danni possibili e si torna a seminare quel terreno arido che stava diventando il proprio cuore in solitudine e ritiro, non per espiare una colpa, sbaglio come chiunque a questo mondo, ma per ripristinare un rapporto autentico con se stessi e con il mondo, prima di averne uno con un essere umano.