Un abbraccio di quelli lunghi e massicci. Un tremito, una stretta più forte. Ancora uno scossone. Non riesco a capire cosa succede. Non sto piangendo eppure singhiozzo, o meglio, mi muovo al ritmo di singhiozzi non miei. La roccia si è sgretolata in lacrime e continua a ripetere mi dispiace. Il (per autodefinizione) gran pezzo di manzo, il più convinto machista che conosca (oltre che narcisista, egocentrico e stronzo a livelli mondiali) piange come un tenero bimbetto continuando a stringermi tra le sue braccia e dice mi dispiace.
Di cosa ti dispiace? Hai ucciso qualcuno?, chiedo scherzando (non troppo).
No. Di tutto. Di non esserti stato vicino...
Ho sentito la tua presenza ogni istante. Sapevo che mi stavi pensando. Conta molto.
In continuazione.
E allora, asciugati il faccino, ché rischi di rovinarti la reputazione!
Se tocchi le corde giuste non esiste corazza che tenga.