Ci abbracciavamo. Ma io non
l'abbracciavo bene, come avrei dovuto, in ginocchio a essere sinceri.
Pensavo sempre un po' a un'altra cosa al tempo stesso, a non perdere
tempo e tenerezza, come se volessi conservare tutto per un non so che di
meraviglioso, di sublime, per più tardi, ma non per Molly, e non per
questo. Come se la vita si portasse via, mi nascondesse quel che volevo
sapere di lei, della vita in fondo al buio, mentre avrei perso il mio
slancio ad abbracciare Molly, e che allora non ne avrei più avuto
abbastanza, e che avrei perso tutto in fin dei conti per mancanza di
forza, che la vita mi avrebbe ingannato come tutti gli altri, la Vita,
la vera amante dei veri uomini.
[Viaggio al termine della notte - Louis-Ferdinand Céline]
Ricordi,
amico, quando mi hai detto che ero io ad avere problemi, perché a te la situazione andava bene così, e io mi incazzavo più o meno segretamente, pensando che avevi ragione: se io ero a disagio, avevo dei
problemi, ero anche l'anello debole. Non potevo accettarlo e me la prendevo, cercando a tutti i costi un punto per attaccarti e capovolgere la situazione. Ricordi anche quando con un certo grado di spavalderia mi dicevi cose del tipo "
vorrei non ne facessimo un dramma", sottinteso che il dramma l'avrei fatto solo io. Solo adesso, anzi è da un po' - con sollievo, lo confesso - realizzo che non sono io ad avere problemi. Il volere di più da un rapporto non è di per sé un tormento, e certo non ti rende più vulnerabile. Chiedere non ti mette in una condizione di debolezza, ti dà il potere di decidere della tua vita.
Tu non sai amare, questo sì che è un problema. Non te ne faccio una colpa, sarebbe come prendersela con un cieco perché non vede. La differenza è che un cieco non può imparare a vedere.
Prima di tutto non ami te stesso, a volte nemmeno ti stimi, di riflesso non ami nessun altro, e critichi e giudichi tutti come se ti trovassi di fronte a uno specchio. Ti limiti, ti amputi, ti censuri e facendolo, limiti, amputi e censuri chi ti sta intorno. Finisci immobile come un'isola in un mare di relazioni vuote, che cataloghi in base all'utilità che possono avere per il lieto (nemmeno troppo lieto, diciamo sicuro, certo) scorrere della tua vita. Scopi per avere l'illusione di essere meno solo, usi le distrazioni come strumenti per non guardarti a fondo, perché gli abissi ti danno le vertigini. Se ti annoi cominciano ad affiorare le questioni.
Non riesci a vivere una relazione di qualunque entità con serenità, senza paranoie. Vedi attentati alla tua persona/libertà ovunque, e il darsi come un'azione che ti consuma, ti toglie pezzi che non cresceranno mai più. Questi, secondo il mio punto di vista, sono problemi.
Non dico che sia un atteggiamento perdente, anzi, il contrario. Per questo mondo va meglio il tuo che il mio. Potrei scommettere che hai già trovato altro. Funziona sempre così, ci si allontana da me e si trova l'amore, o suoi surrogati. È quasi una legge matematica. Mi piace pensare che scavo talmente tanto nelle persone che quando le lascio sono pronte ad essere riempite. Non fa niente se non sono io a farlo.
Non credere, amore mio, che pensi a me stessa senza macchia, non sono sempre stata onesta e sincera, ho coltivato anch'io le mie viltà - come te, come tutti - forse in maniera meno palese. Non credere che non abbia pensato di sfruttare quel mio strano ascendente su di te per farti capitolare, ma sono fessa o solo non interessata agli esseri alla catena.
Ad ogni modo,
amico mio, ti auguro di superare gli ostacoli interiori, da solo o con qualcuno, di sperimentare la vertigine e la bellezza dei salti nel buio, la pienezza dell'amare sé stessi, e il brivido dei
perché no?
Anche Céline, nonostante fosse Céline e avesse scritto un gran bel romanzo, fece una brutta fine.